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Il Piacere

Il piacere.

Una delle più gettonate domande che mi vengono fatte in consulenza è “come faccio a provare più piacere?” seconda solo all’altra grande questione “come faccio a far provare più piacere al/alla mia/o partner?”.

Psicologia, sociologia, filosofia ma pure economia, marketing e comunicazione si occupano del piacere più di quanto si pensi senza arrivare ad un’unica e univoca definizione.

Il piacere sessuale è un argomento complesso. Complesso vuol dire a più componenti e che richiede un lavoro su, almeno, tre aree: il corpo, la mente e la cultura.

Inoltre occorre specificare che il piacere sessuale è strettamente legato al piacere in senso generale.

Proverò a fare qualche riflessione seguendo quattro linee guida che sono maggiormente utili in seduta.

Prima linea. Il piacere sessuale non è l’orgasmo.

Lo so. In genere apprendiamo l’esatto contrario.

Indubbiamente il femminismo (di cui mi vanto di far parte) ci ha permesso di riappropriarci di una visione della sessualità in cui l’orgasmo non è appannaggio dei maschi o ridotto a una emissione eiaculatoria. Liberare l’orgasmo femminile è stata ed è una grande lotta, su questo non ho dubbi.

Occorre però vedere anche l’altro lato della medaglia. Il piacere sessuale è stato ridotto all’orgasmo genitale, meccanicizzato quando non addirittura medicalizzato.

Il piacere corporeo e le possibilità dell’orgasmo non sono limitati ai genitali. Non riguardano solo gli spasmi genitali, la tensione e il rilascio.

Il corpo è in grado di provare piacere in più punti e aree e in modi diversi.

Si può toccare un collo con una carezza o con un morso, sollecitare le cosce con un soffio o con un frustino.

Si può massaggiare una schiena affondando le mani con un tocco deciso o si può far scorrere acqua gelida lungo la colonna provocando brividi.

Ci si può fissare a lungo in silenzio lasciando lo spazio ai sospiri o danzare come pazzi seducendosi. Anche questo è piacere erotico.

Si può stare in silenzio nell’immobilità di un abbraccio o raccontarsi immaginazioni sconce lanciandosi in dirty-talk mentre ci si accarezza vorticosamente.

Il piacere erotico non necessita neppure dell’orgasmo di picco, quello dei genitali.

E mentre l’orgasmo è bello e piacevole ma non necessario per definirsi soddisfatti di un incontro erotico il piacere lo è. Il piacere è una delle dimensioni della sessualità.

Abbandonarsi al piacere erotico senza l’obiettivo specifico dell’orgasmo genitale spesso è anche una strada perché i nostri genitali e la nostra mente si abbandonino abbastanza per fare quella esperienza definita orgasmo.

Seconda linea. Non esiste un rapporto sessuale completo (o incompleto).

Uno dei grandi ostacoli al piacere erotico è avere una rigida idea di cosa sia sesso e di cosa non lo sia.

Quando le persone entrano nel mio studio e mi dicono “ho un problema sessuale” nel 90% dei casi mi dicono che non riescono ad avere un rapporto completo, cioè una penetrazione (ricevuta o data).

La mia domanda è sempre “e tutto il resto del rapporto sessuale com’è’?”.

La risposta è quasi sempre “molto soddisfacente solo che poi non riuscendo a raggiungere l’ultimo atto ci rimango male”.

Capite vero che è assurdo?

Se faccio il viaggio più bello della mia vita incontrando gente, vedendo meraviglie inaspettate, mangiando cibi dai gusti imprevedibili ma alla fine le cascate per le quali mi son messa in viaggio non sono accessibili difficilmente dirò “ho fatto un viaggio da schifo”.  Al limite a chi mi chiede come è andato il viaggio dirò “ma guarda è stato così spettacolare il tutto che le cascate chiuse non mi hanno neppure disturbato, ci tornerò”

Certo se per arrivare alle cascate viaggiate senza guardarvi intorno, senza fermarvi a una osteria, senza parlare con nessuno e poi son chiuse ciò che vi rimane è la delusione del selfie che non potete fare.

Ecco, quello che facciamo noi consulenti sessuali è proporvi un modo di viaggiare diverso all’interno del piacere godendovi il paesaggio, i ristoranti, gli incontri inaspettati.

In questo senso l’incontro sessuale è sempre completo perché che abbiate o meno una meta orgasmica originaria se il viaggio ha dato piacere potrete abbandonarvi soddisfatti indipendentemente dal fatto che alla fine vediate o meno le cascate.

 Terza linea. Il piacere richiede impegno

E qui entriamo nel più grande fraintendimento della sessualità. Il sesso, ma pure l’amore, per essere vero è spontaneo.

Ecco, il grande demone della sessualità.

Il mito della spontaneità che, ve lo dico subito, nella mia esperienza professionale è il grande alibi per deresponsabilizzare noi stessi verso noi stessi ma pure verso gli altri, sia che si tratti di sessualità sia che si parli di relazione.

La credenza con cui i film, i libri, le tradizioni degli ultimi 150 anni ci dicono che il piacere sessuale così come la felicità relazionale debbono essere spontanee, debbono “venire da sole”, non richiedono fatica, impegno, accordi, confronti.

Bè io voglio svelarvi un segreto.

Neppure i primi tempi, quelli della passione, dei vestiti che cadono ad ogni angolo buio, quelli che ci tolgono sonno, appetito, e ci fanno sballare d’amore, neppure quelli si nutrono di “spontaneità”.

In realtà gli ormoni che ci drogano (e si, gli ormoni della fase 1 della relazione agiscono sul nostro cervello come molte droghe) sono quelli che inconsciamente ci fanno adottare le migliori strategie possibili per sedurre e tenerci chi ci piace.

Le prime fasi sono fatte di cura, impegno, energia, attenzione e strategia sostenute proprio da quegli ormoni che ci fanno sentire euforici, pieni di forze, creativi e innamorati e che ci fanno anche vedere dell’altro e mostrare di noi solo la parte più bella.

Poi quegli ormoni calano e per fare le stesse cose dobbiamo attingere a qualche altra forza, quella di volontà che richiede fatica.

Ed è qui che il piacere sessuale e il piacere relazionale iniziano a scemare insieme al desiderio e talvolta alla felicità.

Eppure la fase dell’innamoramento ce lo ha fatto vedere come si sostiene il piacere e come si sostiene la relazione.

Il piacere sessuale e quello relazionale vanno pensati, costruiti, organizzati.

E scegliendo di farlo passiamo anche ad una fase successiva della relazione, quella più matura e consapevole, quella che ci permette di costruire un progetto con chi amiamo.

Scardinare il mito della spontaneità è necessario perché la sessualità ci possa accompagnare nella relazione durante il tempo portando tutto il piacere e la felicità che desideriamo.

Quarta linea. Il piacere sessuale non dipende dall’altra persona

Il piacere sessuale riguarda prima di tutto noi, il nostro corpo, le nostre emozioni e la nostra mente.

Più io imparo come mi eccito e come provo piacere più sarò in grado di comunicarlo all’altro.

E sarò in grado anche di ascoltare meglio le richieste dell’altro.

Normalmente le persone vengono a chiedermi, specialmente gli uomini eterosessuali, come fare a far godere di più la partner.

La mia risposta è sempre la stessa. Chiedilo a lei.

La sessualità non è una performance con delle tecniche precise di allenamento. Questa idea è quella che abbiamo grazie all’unica fonte in cui la apprendiamo, la pornografia. Ma la pornografia è fiction e non lo dirò mai abbastanza.

Ogni persona ha modi differenti per accedere al piacere: c’è chi ama i sospiri e chi li odia, c’è chi ama essere leccato e chi lo odia, c’è chi ama il bacio e chi lo odia, c’è chi ama l’inserimento del pene e chi proprio lo eviterebbe volentieri, c’è chi ama l’orgasmo genitale e chi preferisce il piacere dato dal sentirsi narrare un racconto erotico.

Ovviamente il problema è che la comunicazione sessuale non ce la insegna nessuno e spesso anche se sappiamo comunicare non abbiamo idea di cosa dire.

Perché non conosciamo affatto il nostro piacere e lo affidiamo all’altro.

Sia chiaro. Quando le persone mi dicono amo il/la mia partner ma a letto è un disastro io chiedo sempre” ma tu gli hai detto cosa e come ti piace?”

Spoiler: la risposta è no e spesso in aggiunta c’è la credenza del punto sopra. Se non è spontaneo allora non è vero piacere.

Così come non esiste il vero amore non esiste il vero piacere. Esistono l’amore e il piacere e mille modi per esprimerli, metterli in atto, attingervi, riceverli, donarli.

L’altra persona spesso, specie all’inizio della relazione, non ha idea di come funzioniamo e noi, dobbiamo ammetterlo, non sappiamo nulla di lei.

“Come faccio a fare provare più piacere?” trova la risposta nel migliorare la comunicazione e nel sollecitare una esplorazione della consapevolezza di cosa mi piace.Certo può passare anche da alcune pratiche, tecniche e indicazioni concrete che fanno parte anch’esse dell’educazione alla sessualità di cui spesso come adulti siamo altrettanto privi che i ragazzi.

Da un certo punto di vista cosa e come ci dà piacere è più determinato dalla cultura che non dalla biologia.

Se noi siamo convinti che la “voglia” di fare sesso sia un istinto biologico che c’è o non c’è, che per provare piacere sessuale devo eiaculare, che le parole sconce siano inappropriate (o le uniche appropriate), che il corpo mio e di chi fa l’amore con me debba essere in un certo modo, che i giochi di ruolo siano meglio della missionaria e viceversa ecco queste sono tutte componenti culturali.

Su alcune potrete agire. Su altre no.

In sessuologia si lavora sulle credenze limitanti modificabili. Una di queste è che il piacere c’è o non c’è.

Il piacere sessuale richiede conoscere come il nostro corpo sente e agisce rispetto agli stimoli sensoriali e come lavora di concerto coi nostri pensieri e il nostro modo di stare nel mondo.

Ma ancora di più il piacere sessuale richiede di conoscere come funzioniamo nella relazione con l’altro e come trovare un punto di negoziazione.

A me dispiace sempre dirlo alle coppie che vengono in consulenza ma un sex toys anche magnifico non è mai una soluzione alla mancanza di piacere nella coppia. Può essere talvolta uno strumento per scoprire delle variazioni sul tema ma nulla più.

Il piacere si apprende esplorando il proprio corpo, i propri pensieri, le proprie fantasie, i propri tabù, i propri limiti e imparando in un secondo tempo a comunicarli.

 

Il sesso deve essere innaffiato di lacrime, di risate, di parole, di promesse, di scenate, di gelosia, di tutte le spezie della paura, di viaggi all’estero, di facce nuove, di romanzi, di racconti, di sogni, di fantasia, di musica, di danza, di oppio, di vino (Anaïs Nin).

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